Il sogno si avvicina - Rassegna stampa
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Il sogno si avvicina - Rassegna stampa
Articolo su Comunitàzione: http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=6349&id_area=4&sarea=194
Milano, una domenica mattina a Palazzo Reale, Salvador Dalì e Maurizio Cattelan
La coda per entrare a Palazzo Reale si allunga per tutto il cortile, nell'attesa di entrare a vedere la mostra di Salvador Dalì, "Il Sogno si avvicina"; si fa in tempo a verder uscire almeno quattro gruppi di visitatori e alcuni sparsi che, senza aspettare, salgono a vedere quella di Maurizio Cattelan, "Contro le ideologie".
Dopo aver preso un po' di sole e fumato due sigarette (politically uncorrect dirlo?) il guardiano al piano terra sguinzaglia l'ennesimo gruppo di cui faccio parte anch'io, salgo le scale e mi compro da brava cittadina due ingressi, quello da cinque euro per Cattelan e quello da nove per Dalì. La mia prima scelta mi porta a sinistra, da Cattelan, per cui mi addentro rapida verso la sala delle Cariatidi, benché la mia attenzione sia disturbata dalla mostra "Di-segni d’Oriente e d’Occidente. Adonis e Marco Nereo Rotelli" per la decoratività di ciò che mi soffermo un pò a vedere, e l'ovvietà del lavoro esposto.
Il primo incontro è con la donna crocifissa, incassata nella parete. Con lei inizia la confidenza con un'aria strana, cioè cominci a fare i conti con quel che vedi, perché cerchi di risolvere la visione di quella donna immobilizzata, ma con garbo, no, ci sono le imbottiture... se non fosse per i chiodi nei palmi forzatamente girati all'insù (il gesto è quasi doloroso se trattenuto per soli dieci secondi, provate) ma poi sei subito disturbato dal rumore del tamburino che l'avatar del Cattelan che fu, sta suonando alle tue spalle da un'altezza di dieci metri nella vetusta, malconcia e splendida sala delle Cariatidi. E quindi segui il suono, entri nella sala e scopri che Papa Wojtyła è stato abbattuto da un meteorite, lo testimonia la colata sanguineo-lavica di moquette rossa che dilaga in tutta la sala. Abbattuto su un fianco, ancora nel gesto di camminare, le suole appena consunte, gli occhi chiusi quasi stretti, ma con la croce ben salda nelle mani, che non hanno ceduto. Come in una perfetta scena familiare, la madre in un'altra stanza, forzata nelle faccende sue, il figlio distaccato dalla vita familiare che tenta di comunicare con quello che può, il padre troppo occupato a perseverare nel suo, nonostante tutto, accada quel che accada.
Che quella fosse la trilogia di padre, madre e figlio lo disse Cattelan stesso ad una delle numerose interviste opportunamente rilasciate poco prima della mostra. (Da-lì a poco avrei invece visto la Borsa di Milano che mi fa il gestaccio, cioè il "vaffa" è rivolto a me e a chi lo guarda e sembra proprio arrivare dal palazzo degli affari, così prepotentemente staccato ed elevato dal suolo. E mi ritrovo a concordare con i chiacchiericci di alcuni visitatori che le vorrebbero lì per sempre.)
Esco da dove sono entrata col benestare del personale cui mostro il biglietto per Dalì, serpeggio tra la coda, entro nell'oscurità illuminata dalla Venere coi cassetti racchiusa in una teca, dentro una cupola anch'essa nera, che si manifesta come un'apparizione angelica e soffice. Ne esco già tramortita ed ecco la doppia visione de La mano di Dalì toglie un Toson D’oro a forma di nuvola per mostrare a Gala l’aurora tutta nuda, molto molto lontana dietro il sole, 1977, il parto omozigote del maestro. Lì parte il sogno, un pò smorzato dalla folla munita di auricolari e da taluni vetri in controluce. Maestose, non c'è che dire, non puoi che tentare con pazienza la doppia visione vicino-lontano per gustare il dettaglio che rivela e l'insieme che ammalia. La precisione e la maestria dei particolari incalzano: l'Idilio atomico e uranico melanconico del 1945, il Crocefisso del 1954, la Tavola solare del 1936, Il viso della guerra del 1940-'41, la Smaterilzzazione del naso di Nerone del 1947...
Divertente e quasi gardalandesco l'allestimento della Stanza di Mae West, che Tusquets Blanca realizzò in accordo con l'artista nel museo di Figueras, qui allestito con il contributo dell'amico e collaboratore di Dalí. Con pochi minuti di coda ti puoi sedere sul divano-bocca Dalilips e farti fotografare nella sala stessa, o dietro la parete divisoria che la separa dalla mostra, dove appare la proiezione di quel che accade, come Dalì stesso avrebbe già voluto allora. Peccato dover vedere Tre età, il grande trittico, ad una distanza massima di 4-5 metri, ma nell'ultima sala prima del devoto merchandising, la proiezione di Destino, una collaborazione splendida tra l'artista e Walt Disney. I botteghini hanno registrato ingressi ben diversi, Il Giornale parla di un sei a a due sino a ieri, ma la disparità tra le mostre appare ovvia anche ai più sprovveduti.
Difficile andare a caccia di similitudini, dove una breccia di filo conduttore si può anche osare soltanto nell'(auto)saccheggio delle introspettive e relative ironie celebrative. Come direbbe Gillo Dorfles la ricerca artistica parte dalla creatività insita nelle due anime. La poesia è da un lato il cantico di un sognare nella laboriosa veglia, tradotto nel colore, nelle messe a fuoco vicine e lontane, nei piani prospettici che giocano incrociandosi nella visione feconda, la meastrìa di luci, ombre e mescolanze, dall'altro è il cantico della profanazione, della dissoluzione ghiacciata in un fotogramma eterno, il gesto improbabile immortalato nel compiersi del tragico in una commedia amara. Da vedere, entrambe.
Milano, una domenica mattina a Palazzo Reale, Salvador Dalì e Maurizio Cattelan
La coda per entrare a Palazzo Reale si allunga per tutto il cortile, nell'attesa di entrare a vedere la mostra di Salvador Dalì, "Il Sogno si avvicina"; si fa in tempo a verder uscire almeno quattro gruppi di visitatori e alcuni sparsi che, senza aspettare, salgono a vedere quella di Maurizio Cattelan, "Contro le ideologie".
Dopo aver preso un po' di sole e fumato due sigarette (politically uncorrect dirlo?) il guardiano al piano terra sguinzaglia l'ennesimo gruppo di cui faccio parte anch'io, salgo le scale e mi compro da brava cittadina due ingressi, quello da cinque euro per Cattelan e quello da nove per Dalì. La mia prima scelta mi porta a sinistra, da Cattelan, per cui mi addentro rapida verso la sala delle Cariatidi, benché la mia attenzione sia disturbata dalla mostra "Di-segni d’Oriente e d’Occidente. Adonis e Marco Nereo Rotelli" per la decoratività di ciò che mi soffermo un pò a vedere, e l'ovvietà del lavoro esposto.
Il primo incontro è con la donna crocifissa, incassata nella parete. Con lei inizia la confidenza con un'aria strana, cioè cominci a fare i conti con quel che vedi, perché cerchi di risolvere la visione di quella donna immobilizzata, ma con garbo, no, ci sono le imbottiture... se non fosse per i chiodi nei palmi forzatamente girati all'insù (il gesto è quasi doloroso se trattenuto per soli dieci secondi, provate) ma poi sei subito disturbato dal rumore del tamburino che l'avatar del Cattelan che fu, sta suonando alle tue spalle da un'altezza di dieci metri nella vetusta, malconcia e splendida sala delle Cariatidi. E quindi segui il suono, entri nella sala e scopri che Papa Wojtyła è stato abbattuto da un meteorite, lo testimonia la colata sanguineo-lavica di moquette rossa che dilaga in tutta la sala. Abbattuto su un fianco, ancora nel gesto di camminare, le suole appena consunte, gli occhi chiusi quasi stretti, ma con la croce ben salda nelle mani, che non hanno ceduto. Come in una perfetta scena familiare, la madre in un'altra stanza, forzata nelle faccende sue, il figlio distaccato dalla vita familiare che tenta di comunicare con quello che può, il padre troppo occupato a perseverare nel suo, nonostante tutto, accada quel che accada.
Che quella fosse la trilogia di padre, madre e figlio lo disse Cattelan stesso ad una delle numerose interviste opportunamente rilasciate poco prima della mostra. (Da-lì a poco avrei invece visto la Borsa di Milano che mi fa il gestaccio, cioè il "vaffa" è rivolto a me e a chi lo guarda e sembra proprio arrivare dal palazzo degli affari, così prepotentemente staccato ed elevato dal suolo. E mi ritrovo a concordare con i chiacchiericci di alcuni visitatori che le vorrebbero lì per sempre.)
Esco da dove sono entrata col benestare del personale cui mostro il biglietto per Dalì, serpeggio tra la coda, entro nell'oscurità illuminata dalla Venere coi cassetti racchiusa in una teca, dentro una cupola anch'essa nera, che si manifesta come un'apparizione angelica e soffice. Ne esco già tramortita ed ecco la doppia visione de La mano di Dalì toglie un Toson D’oro a forma di nuvola per mostrare a Gala l’aurora tutta nuda, molto molto lontana dietro il sole, 1977, il parto omozigote del maestro. Lì parte il sogno, un pò smorzato dalla folla munita di auricolari e da taluni vetri in controluce. Maestose, non c'è che dire, non puoi che tentare con pazienza la doppia visione vicino-lontano per gustare il dettaglio che rivela e l'insieme che ammalia. La precisione e la maestria dei particolari incalzano: l'Idilio atomico e uranico melanconico del 1945, il Crocefisso del 1954, la Tavola solare del 1936, Il viso della guerra del 1940-'41, la Smaterilzzazione del naso di Nerone del 1947...
Divertente e quasi gardalandesco l'allestimento della Stanza di Mae West, che Tusquets Blanca realizzò in accordo con l'artista nel museo di Figueras, qui allestito con il contributo dell'amico e collaboratore di Dalí. Con pochi minuti di coda ti puoi sedere sul divano-bocca Dalilips e farti fotografare nella sala stessa, o dietro la parete divisoria che la separa dalla mostra, dove appare la proiezione di quel che accade, come Dalì stesso avrebbe già voluto allora. Peccato dover vedere Tre età, il grande trittico, ad una distanza massima di 4-5 metri, ma nell'ultima sala prima del devoto merchandising, la proiezione di Destino, una collaborazione splendida tra l'artista e Walt Disney. I botteghini hanno registrato ingressi ben diversi, Il Giornale parla di un sei a a due sino a ieri, ma la disparità tra le mostre appare ovvia anche ai più sprovveduti.
Difficile andare a caccia di similitudini, dove una breccia di filo conduttore si può anche osare soltanto nell'(auto)saccheggio delle introspettive e relative ironie celebrative. Come direbbe Gillo Dorfles la ricerca artistica parte dalla creatività insita nelle due anime. La poesia è da un lato il cantico di un sognare nella laboriosa veglia, tradotto nel colore, nelle messe a fuoco vicine e lontane, nei piani prospettici che giocano incrociandosi nella visione feconda, la meastrìa di luci, ombre e mescolanze, dall'altro è il cantico della profanazione, della dissoluzione ghiacciata in un fotogramma eterno, il gesto improbabile immortalato nel compiersi del tragico in una commedia amara. Da vedere, entrambe.
LucaMenes- FONDATORE
Re: Il sogno si avvicina - Rassegna stampa
Tratto da "Il Giornale": http://www.ilgiornale.it/vie_nord/mostra_salvador_dali_palazzo_reale_sogno_si_avvera/30-09-2010/articolo-id=476948-page=0-comments=1
MOSTRA/ Salvador Dalì a Palazzo Reale: il sogno si avvera
di Redazione
A cinquant’anni dalla sua ultima personale meneghina, il genio di Salvador Dalì torna a far sognare gli appassionati d'arte e cultura e celebra il potere della creatività.
In occasione della onirica settimana della Moda - favolosa in quanto a griffes, vips e nuove creazioni ultra fashion -, Milano inaugura un proprio viaggio nel mondo del sogno e dà il suo personale benvenuto al maestro che ha saputo rendere la propria espressione artistica “una Visione per eccellenza”.
Benvenuti a Palazzo Reale, benvenuti nel mondo di Salvador Dalì. A cinquant’anni dall’ultima personale che l’ha visto protagonista nella Sala delle Cariatidi - la stessa da cui Dalì trasse ispirazione per la sede della sua casa di Figueras, oggi sede della Fondazione Gala-Salvador Dalí -, nel capoluogo meneghino arriva “Il sogno si avvicina”, l’occasione culturale più attesa dell’ autunno inverno 2010-2011, a Milano.
Isolatua® vi fornisce una piccola guida per arrivare preparati a questa mostra-evento e carpire tutti i segreti di un percorso speciale, ideato dall’architetto Oscar Tusquets Blanca, già amico e collaboratore di Dalì. Turquets Blanca, avendo avuto il privilegio di conoscere e vivere da vicino il talento del maestro di Figueras, ha pensato ad un allestimento in grado di approfondire il rapporto del grande artista spagnolo con temi non del tutto conosciuti dal grande pubblico, come quelli del paesaggio, del sogno e del desiderio. Per farlo al meglio, l’architetto si é avvalso della collaborazione della Fondazione Gala-Salvador Dalí di Figueras, dei prestiti dal Reina Sofia di Madrid e di altre prestigiose istituzioni museali di mezzo mondo.
Quattro le sezioni documentate, ciascuna delle quali supportata da un apparato didascalico - visivo d’eccezione, costituito da interviste e apparati video nei quali Dalì é protagonista in prima persona. Una sorta di apparizione in medias res che rende Dalì vivo in mezzo ai suoi ospiti, pronto a raccontare loro il proprio rapporto privilegiato con alcuni dei luoghi e dei paesaggi a lui più cari: dai celeberrimi -e lo sono grazie a lui- paesaggi della Catalogna (Figueras, Cadaques, Portlligat), passando per l’Italia fino all’amata Parigi. In mostra, poi, sarà anche possibile interagire con due “luoghi - non luoghi”: il cortometraggio “Destino” di Salvador Dalì e Walt Disney, mai proiettato prima in Italia, e la stanza di Mae West, il famosissimo ritratto di volto al femminile con gli occhi come finestre, il naso-camino e la bocca a mo’ di divano: per la prima volta in Italia, il quadro é stato ri-allestito come una stanza espositiva e tramutato in una situazione interattiva in cui i visitatori possono viverlo dall’interno, entrarci fisicamente e persino vedersi all’interno di esso. Ma andiamo con ordine.
Il valore della mostra Studiata da un comitato scientifico di eccezione e arricchita da prestiti internazionali, la mostra approfondisce un aspetto poco conosciuto dal grande pubblico come il rapporto tra l’artista spagnolo e il tema del paesaggio, nonché il legame di Dalí con la pittura rinascimentale italiana, il surrealismo e la metafisica. Un processo che, secondo il curatore Vincenzo Trione, “porta il pittore dal caos dell’inconscio al silenzio”. Si tratta quindi di quadri che vogliono documentare un “altro” Dalì: quello mistico, quello religioso, ed il Dalì spirituale.
Milano e Dalì “Abbiamo di nuovo bisogno di Dalí per evadere da una condizione spesso noiosa, prevedibile. E questa esposizione ci serve proprio per fare una breccia nel conformismo culturale e trasmettere così tutto il potere della creatività.” – ha detto l’ l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory che ha così proseguito: “Perché il sogno è dentro di noi ed è una delle forme della realtà e del desiderio che l’arte racconta e attraverso le quali l’arte si racconta. Dalí a Milano è la cifra della creatività al potere o meglio del potere della creatività. Una relazione imperdibile”.
L’allestimento é a cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalí. Si tratta dell’autore, insieme con il Maestro surrealista, della sala Mae West nel museo di Figueras e del famoso sofà Dalilips. Per chi non conoscesse questo ambiente, sappiate che, per la prima volta in assoluto, é stata realizzata all’interno di un percorso espositivo così come venne ideata dallo stesso Dalí. Una stanza espositiva che diventa una sorprendente installazione contemporanea. Ma veniamo alle sezioni della mostra, ovvero il percorso vero e proprio che vi troverete non solo a vedere ma a vivere a 360° se non perderete questa personale-evento.
Sezione numero 1 Paesaggi storici: guardare dietro di sé e intorno a sé. E’ la prima Stanza dedicata alla Memoria. Il curatore ha accostato le opere che illustrano il rapporto dell’artista con il passato, come La Venere di Milo con tiretti (del museo Boymansvan Beuningen di Rotterdam), o le tele dedicate a Velaquez. Nella successiva Stanza del Male è illustrato il rapporto di Dalì con la contemporaneità. In particolar modo il tema affrontato è quello legato alla guerra (come nella Melanconia Atomica del Reina Sofia di Madrid e nel Visage de la guerre del Boijmans Museum di Rotterdam).
Sezione numero 2 Paesaggi autobiografici: guardare dentro di sé Segue la Stanza dell’Immaginario nella quale si trovano le opere più legate al periodo surrealista, quello in cui l’artista approfondisce le tematiche legate all’inconscio, all’introspezione e alla ricerca di sé: dalle Tre età dal Museo di St. Petersburg (Florida) alla Ricerca della quarta dimensione della Fondazione di Figueras. L’immaginario surrealista prende vita del tutto all’interno della Stanza dei Desideri dove si trova ricostruita, in modo filologicamente ineccepibile e inedito, la celebre Stanza di Mae West ad opera dell’architetto Oscar Tusquets Blanc, autentico co-autore del progetto. Come scrisse lo stesso Dalì in un’intervista (esposta in mostra): “Gli specchi utilizzati a Figueras dovevano essere in realtà sostituiti con schermi televisivi, confermando ancora una volta la sua precoce mediatica”.
Sezione numero 3 Paesaggi dell'assenza: guardare oltre di sé Qui Dalì abbandona la rappresentazione della persona umana. Nella Stanza del Silenzio si fa sempre più forte l’assenza della figura sino alla sua sparizione e al trionfo del paesaggio, in un rimando metafisico che ha il suo climax nel Cammino dell’enigma (Fondazione Gala- Salvador Dalí Reina Sofia). La Stanza del Vuoto è il punto di arrivo dove la pittura di caos si trasforma in pittura del silenzio. Dapprima, scenari segnati da desolanti inquietudini, poi l’Astrazione. Lo testimonia l’ultimo olio dipinto dall’artista prima della morte, nel 1983, Il rapimento di Europa (conservato a Figueras): un monocromo azzurro, spaccato da ferite, quasi un involontario cretto.
Sezione numero 4 Epilogo La sezione conclusiva del percorso espositivo è una sintesi: si va dalla quadreria che rivela richiami classici, memorie rinascimentali, atmosfere metafisiche e iconicità pop, al rapporto di collaborazione con la Disney nell’inedito cortometraggio "Destino" di Salvador Dalì e Walt Disney. I disegni originali esposti sono quelli conservati dall’Animation Research Library dei Walt Disney Animation Studios di Burbank in California, alcuni dei quali eccezionalmente mostrati grazie alla collaborazione con The Walt Disney Company.
In conclusione, si tratta di un percorso che si apre con un sogno, si conclude con un’utopia - un corto mai completato - e può proseguire, idealmente secondo noi, nelle vie e nelle piazze di una Milano modaiola e quanto mai, a sua volta, creativa e surreale. Chissà se sarebbe piaciuta anche così al maestro Dalì!
MOSTRA/ Salvador Dalì a Palazzo Reale: il sogno si avvera
di Redazione
A cinquant’anni dalla sua ultima personale meneghina, il genio di Salvador Dalì torna a far sognare gli appassionati d'arte e cultura e celebra il potere della creatività.
In occasione della onirica settimana della Moda - favolosa in quanto a griffes, vips e nuove creazioni ultra fashion -, Milano inaugura un proprio viaggio nel mondo del sogno e dà il suo personale benvenuto al maestro che ha saputo rendere la propria espressione artistica “una Visione per eccellenza”.
Benvenuti a Palazzo Reale, benvenuti nel mondo di Salvador Dalì. A cinquant’anni dall’ultima personale che l’ha visto protagonista nella Sala delle Cariatidi - la stessa da cui Dalì trasse ispirazione per la sede della sua casa di Figueras, oggi sede della Fondazione Gala-Salvador Dalí -, nel capoluogo meneghino arriva “Il sogno si avvicina”, l’occasione culturale più attesa dell’ autunno inverno 2010-2011, a Milano.
Isolatua® vi fornisce una piccola guida per arrivare preparati a questa mostra-evento e carpire tutti i segreti di un percorso speciale, ideato dall’architetto Oscar Tusquets Blanca, già amico e collaboratore di Dalì. Turquets Blanca, avendo avuto il privilegio di conoscere e vivere da vicino il talento del maestro di Figueras, ha pensato ad un allestimento in grado di approfondire il rapporto del grande artista spagnolo con temi non del tutto conosciuti dal grande pubblico, come quelli del paesaggio, del sogno e del desiderio. Per farlo al meglio, l’architetto si é avvalso della collaborazione della Fondazione Gala-Salvador Dalí di Figueras, dei prestiti dal Reina Sofia di Madrid e di altre prestigiose istituzioni museali di mezzo mondo.
Quattro le sezioni documentate, ciascuna delle quali supportata da un apparato didascalico - visivo d’eccezione, costituito da interviste e apparati video nei quali Dalì é protagonista in prima persona. Una sorta di apparizione in medias res che rende Dalì vivo in mezzo ai suoi ospiti, pronto a raccontare loro il proprio rapporto privilegiato con alcuni dei luoghi e dei paesaggi a lui più cari: dai celeberrimi -e lo sono grazie a lui- paesaggi della Catalogna (Figueras, Cadaques, Portlligat), passando per l’Italia fino all’amata Parigi. In mostra, poi, sarà anche possibile interagire con due “luoghi - non luoghi”: il cortometraggio “Destino” di Salvador Dalì e Walt Disney, mai proiettato prima in Italia, e la stanza di Mae West, il famosissimo ritratto di volto al femminile con gli occhi come finestre, il naso-camino e la bocca a mo’ di divano: per la prima volta in Italia, il quadro é stato ri-allestito come una stanza espositiva e tramutato in una situazione interattiva in cui i visitatori possono viverlo dall’interno, entrarci fisicamente e persino vedersi all’interno di esso. Ma andiamo con ordine.
Il valore della mostra Studiata da un comitato scientifico di eccezione e arricchita da prestiti internazionali, la mostra approfondisce un aspetto poco conosciuto dal grande pubblico come il rapporto tra l’artista spagnolo e il tema del paesaggio, nonché il legame di Dalí con la pittura rinascimentale italiana, il surrealismo e la metafisica. Un processo che, secondo il curatore Vincenzo Trione, “porta il pittore dal caos dell’inconscio al silenzio”. Si tratta quindi di quadri che vogliono documentare un “altro” Dalì: quello mistico, quello religioso, ed il Dalì spirituale.
Milano e Dalì “Abbiamo di nuovo bisogno di Dalí per evadere da una condizione spesso noiosa, prevedibile. E questa esposizione ci serve proprio per fare una breccia nel conformismo culturale e trasmettere così tutto il potere della creatività.” – ha detto l’ l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory che ha così proseguito: “Perché il sogno è dentro di noi ed è una delle forme della realtà e del desiderio che l’arte racconta e attraverso le quali l’arte si racconta. Dalí a Milano è la cifra della creatività al potere o meglio del potere della creatività. Una relazione imperdibile”.
L’allestimento é a cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalí. Si tratta dell’autore, insieme con il Maestro surrealista, della sala Mae West nel museo di Figueras e del famoso sofà Dalilips. Per chi non conoscesse questo ambiente, sappiate che, per la prima volta in assoluto, é stata realizzata all’interno di un percorso espositivo così come venne ideata dallo stesso Dalí. Una stanza espositiva che diventa una sorprendente installazione contemporanea. Ma veniamo alle sezioni della mostra, ovvero il percorso vero e proprio che vi troverete non solo a vedere ma a vivere a 360° se non perderete questa personale-evento.
Sezione numero 1 Paesaggi storici: guardare dietro di sé e intorno a sé. E’ la prima Stanza dedicata alla Memoria. Il curatore ha accostato le opere che illustrano il rapporto dell’artista con il passato, come La Venere di Milo con tiretti (del museo Boymansvan Beuningen di Rotterdam), o le tele dedicate a Velaquez. Nella successiva Stanza del Male è illustrato il rapporto di Dalì con la contemporaneità. In particolar modo il tema affrontato è quello legato alla guerra (come nella Melanconia Atomica del Reina Sofia di Madrid e nel Visage de la guerre del Boijmans Museum di Rotterdam).
Sezione numero 2 Paesaggi autobiografici: guardare dentro di sé Segue la Stanza dell’Immaginario nella quale si trovano le opere più legate al periodo surrealista, quello in cui l’artista approfondisce le tematiche legate all’inconscio, all’introspezione e alla ricerca di sé: dalle Tre età dal Museo di St. Petersburg (Florida) alla Ricerca della quarta dimensione della Fondazione di Figueras. L’immaginario surrealista prende vita del tutto all’interno della Stanza dei Desideri dove si trova ricostruita, in modo filologicamente ineccepibile e inedito, la celebre Stanza di Mae West ad opera dell’architetto Oscar Tusquets Blanc, autentico co-autore del progetto. Come scrisse lo stesso Dalì in un’intervista (esposta in mostra): “Gli specchi utilizzati a Figueras dovevano essere in realtà sostituiti con schermi televisivi, confermando ancora una volta la sua precoce mediatica”.
Sezione numero 3 Paesaggi dell'assenza: guardare oltre di sé Qui Dalì abbandona la rappresentazione della persona umana. Nella Stanza del Silenzio si fa sempre più forte l’assenza della figura sino alla sua sparizione e al trionfo del paesaggio, in un rimando metafisico che ha il suo climax nel Cammino dell’enigma (Fondazione Gala- Salvador Dalí Reina Sofia). La Stanza del Vuoto è il punto di arrivo dove la pittura di caos si trasforma in pittura del silenzio. Dapprima, scenari segnati da desolanti inquietudini, poi l’Astrazione. Lo testimonia l’ultimo olio dipinto dall’artista prima della morte, nel 1983, Il rapimento di Europa (conservato a Figueras): un monocromo azzurro, spaccato da ferite, quasi un involontario cretto.
Sezione numero 4 Epilogo La sezione conclusiva del percorso espositivo è una sintesi: si va dalla quadreria che rivela richiami classici, memorie rinascimentali, atmosfere metafisiche e iconicità pop, al rapporto di collaborazione con la Disney nell’inedito cortometraggio "Destino" di Salvador Dalì e Walt Disney. I disegni originali esposti sono quelli conservati dall’Animation Research Library dei Walt Disney Animation Studios di Burbank in California, alcuni dei quali eccezionalmente mostrati grazie alla collaborazione con The Walt Disney Company.
In conclusione, si tratta di un percorso che si apre con un sogno, si conclude con un’utopia - un corto mai completato - e può proseguire, idealmente secondo noi, nelle vie e nelle piazze di una Milano modaiola e quanto mai, a sua volta, creativa e surreale. Chissà se sarebbe piaciuta anche così al maestro Dalì!
LucaMenes- FONDATORE
Re: Il sogno si avvicina - Rassegna stampa
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-09-22/dali-conquista-milano-080335.shtml?uuid=AYzZDKSC&fromSearch
potris- Forumista Stellare
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