L'OPERA DEL MESE: OTTOBRE 2010 - Reminiscenza archeologica dell’Angelus
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L'OPERA DEL MESE: OTTOBRE 2010 - Reminiscenza archeologica dell’Angelus
Reminiscenza archeologica dell’Angelus di Millet
Olio su legno, 32 x 39cm
St. Petersburg, Florida, collezione Reynolds Morse, prestito al Salvador Dalì Museum
L’Angelus di Millet è una delle immagini più frequenti nelle opere di Dalì, assumendo quindi la stessa importanza degli orologi molli, delle formiche, delle stampelle, e rientrando pienamente in quella che possiamo definire l’iconografia daliniana.
L’Angelus è anche, a mio avviso, l’esempio migliore per far intuire il metodo paranoico-critico. Per quanto mi riguarda, quando lessi le prime cose su questo metodo non capivo bene, era come se qualcosa mi sfuggisse, e forse anche adesso non l’ho ben chiaro. Ma piano piano l’ho metabolizzato (e ci sta bene!), nel senso che magari ora riesco a comprendere alla lontana il meccanismo, continuando a non saperlo spiegare. Il libro di Dalì, Il mito tragico dell’Angelus di Millet ha contribuito a fare un po’ di chiarezza. Ed è quello che più mi ha entusiasmata, oltre Diario di un genio e La mia vita segreta, che comunque hanno un taglio più autobiografico, anche se sappiamo tutti che non sono proprio diari fedeli.
Tra le tantissime opere in cui compare L’Angelus, quella che più mi affascina è : Reminiscenza archeologica dell’Angelus di Millet, del 1935.
È il mio sfondo nel cellulare, ho detto tutto :-D
Ah, ragazzi, vado fuori tema un attimo, ma dovreste vedere il mio desktop adesso…sembra un’installazione, riduco tutto a icona così lo vedo bene….
Ho messo questa:
(Luca, in caso sposta questa notiziola inutile in altro loco)
Riporto alcuni passi tratti da Il mito tragico dell’Angelus di Millet:
“Nel giugno 1932 si presenta d’improvviso al mio spirito, senza che alcun ricordo recente né associazione cosciente possa darne un’immediata spiegazione, l’immagine dell’’Angelus di Millet (…). Ne sono grandemente impressionato, grandemente turbato, perché nonostante che nella mia visione di tale immagine tutto “corrisponda” esattamente alle riproduzioni del quadro da me conosciute, essa mi “appare” nondimeno assolutamente modificata e carica di una tale intenzionalità latente che L’Angelus di Millet diventa “d’improvviso”per me l’opera pittorica più inquietante, più enigmatica, più densa, più ricca di pensieri inconsci che sia mai esistita”.
(…)
L’apparizione dell’immagine dell’Angelus di Millet mi si presenta dunque come un’immagine paranoica, ossia dotata di un sistema associativo che coesisterebbe con le idee deliranti stesse: in conseguenza dello schock, della reazione causata dall’immagine, l’oggetto si sarebbe caricato per me di un contenuto delirante.
(…)
”Prima fase: staccandosi in controluce sull’ambiente crepuscolare che determina i sentimenti atavici, i due inquietanti simulacri ossessivi incarnati nella coppia dell’Angelus stanno l’uno di fronte all’altro. Si tratta del momento di attesa e di immobilità che annuncia l’aggressione sessuale imminente. La figura femminile – la madre – adotta la posa di aspettativa che abbiamo visto identificarsi con la posa spettrale della mantide religiosa, atteggiamento classico che serve da preliminare al crudele accoppiamento. Il maschio – il figlio – è soggiogato e come privo di vita per l’irresistibile influenza erotica; resta “inchiodato” alla terra, ipnotizzato dall’”esibizionismo spettrale” della madre che lo annienta. La posizione del cappello, il cui simbolismo è fra i più noti e i più incontestabili del linguaggio dei sogni, denuncia lo stato di eccitazione sessuale del figlio e illustra l’atto stesso del coito; serve anche a definire un atteggiamento di vergogna nei confronti della virilità”.
Dalì fa diverse interpretazioni dell’Angelus, ponendo l’attenzione sulla particolare posizione dei due protagonisti, del tutto inusuale nell’iconografia classica (non solo la posizione, ma anche i soggetti stessi e il crepuscolo); in particolare le due principali interpretazioni sono:
- Quella che vede i due contadini come i genitori di un figlio morto, sulla cui bara stanno pregando. Fece effettuare una radiografia, scoprendo che tra i due contadini vi è una figura rettangolare più volte ricoperta dal colore, presumibilmente dallo stesso Millet. Dalì la interpreta, appunto, come la bara del loro figlio.
- Quella in cui attribuisce alla donna caratteristiche aggressive, paragonandola ad una mantide religiosa, come illustrato nell’ultimo pezzo che ho riportato. Qui parla dell’uomo come del figlio che subisce la carica erotica materna, io sinceramente non ricordavo questo particolare, cioè non ricordavo che l’uomo fosse visto come il figlio. In ogni caso è appunto molto marcato il carattere sovrastante della figura femminile rispetto a quella maschile. Questo secondo me è ben evidente in L’Angelus architettonico di Millet, in cui la figura femminile è notevolmente più grande.
Per quanto riguarda l’Opera che ho scelto per Ottobre, il Maestro stesso dice: “in una breve fantasia, alla quale mi lasciai andare durante una gita a capo Creus, dove il paesaggio di pietre è un vero delirio geologico, m’immaginai le due figure…come sculture, scolpite dalle rocce più alte…, ma esse erano solcate da fessure su fessure… Soprattutto la figura dell’uomo era alterata dall’effetto meccanico dei tempi; di essa era rimasto poco più di un blocco indefinito, senza forma, un profilo, che incuteva paura”.
Anche in questo passo è la figura maschile quella che appare più debole, vulnerabile e sottomessa.
L’Angelus è anche, a mio avviso, l’esempio migliore per far intuire il metodo paranoico-critico. Per quanto mi riguarda, quando lessi le prime cose su questo metodo non capivo bene, era come se qualcosa mi sfuggisse, e forse anche adesso non l’ho ben chiaro. Ma piano piano l’ho metabolizzato (e ci sta bene!), nel senso che magari ora riesco a comprendere alla lontana il meccanismo, continuando a non saperlo spiegare. Il libro di Dalì, Il mito tragico dell’Angelus di Millet ha contribuito a fare un po’ di chiarezza. Ed è quello che più mi ha entusiasmata, oltre Diario di un genio e La mia vita segreta, che comunque hanno un taglio più autobiografico, anche se sappiamo tutti che non sono proprio diari fedeli.
Tra le tantissime opere in cui compare L’Angelus, quella che più mi affascina è : Reminiscenza archeologica dell’Angelus di Millet, del 1935.
È il mio sfondo nel cellulare, ho detto tutto :-D
Ah, ragazzi, vado fuori tema un attimo, ma dovreste vedere il mio desktop adesso…sembra un’installazione, riduco tutto a icona così lo vedo bene….
Ho messo questa:
(Luca, in caso sposta questa notiziola inutile in altro loco)
Riporto alcuni passi tratti da Il mito tragico dell’Angelus di Millet:
“Nel giugno 1932 si presenta d’improvviso al mio spirito, senza che alcun ricordo recente né associazione cosciente possa darne un’immediata spiegazione, l’immagine dell’’Angelus di Millet (…). Ne sono grandemente impressionato, grandemente turbato, perché nonostante che nella mia visione di tale immagine tutto “corrisponda” esattamente alle riproduzioni del quadro da me conosciute, essa mi “appare” nondimeno assolutamente modificata e carica di una tale intenzionalità latente che L’Angelus di Millet diventa “d’improvviso”per me l’opera pittorica più inquietante, più enigmatica, più densa, più ricca di pensieri inconsci che sia mai esistita”.
(…)
L’apparizione dell’immagine dell’Angelus di Millet mi si presenta dunque come un’immagine paranoica, ossia dotata di un sistema associativo che coesisterebbe con le idee deliranti stesse: in conseguenza dello schock, della reazione causata dall’immagine, l’oggetto si sarebbe caricato per me di un contenuto delirante.
(…)
”Prima fase: staccandosi in controluce sull’ambiente crepuscolare che determina i sentimenti atavici, i due inquietanti simulacri ossessivi incarnati nella coppia dell’Angelus stanno l’uno di fronte all’altro. Si tratta del momento di attesa e di immobilità che annuncia l’aggressione sessuale imminente. La figura femminile – la madre – adotta la posa di aspettativa che abbiamo visto identificarsi con la posa spettrale della mantide religiosa, atteggiamento classico che serve da preliminare al crudele accoppiamento. Il maschio – il figlio – è soggiogato e come privo di vita per l’irresistibile influenza erotica; resta “inchiodato” alla terra, ipnotizzato dall’”esibizionismo spettrale” della madre che lo annienta. La posizione del cappello, il cui simbolismo è fra i più noti e i più incontestabili del linguaggio dei sogni, denuncia lo stato di eccitazione sessuale del figlio e illustra l’atto stesso del coito; serve anche a definire un atteggiamento di vergogna nei confronti della virilità”.
Dalì fa diverse interpretazioni dell’Angelus, ponendo l’attenzione sulla particolare posizione dei due protagonisti, del tutto inusuale nell’iconografia classica (non solo la posizione, ma anche i soggetti stessi e il crepuscolo); in particolare le due principali interpretazioni sono:
- Quella che vede i due contadini come i genitori di un figlio morto, sulla cui bara stanno pregando. Fece effettuare una radiografia, scoprendo che tra i due contadini vi è una figura rettangolare più volte ricoperta dal colore, presumibilmente dallo stesso Millet. Dalì la interpreta, appunto, come la bara del loro figlio.
- Quella in cui attribuisce alla donna caratteristiche aggressive, paragonandola ad una mantide religiosa, come illustrato nell’ultimo pezzo che ho riportato. Qui parla dell’uomo come del figlio che subisce la carica erotica materna, io sinceramente non ricordavo questo particolare, cioè non ricordavo che l’uomo fosse visto come il figlio. In ogni caso è appunto molto marcato il carattere sovrastante della figura femminile rispetto a quella maschile. Questo secondo me è ben evidente in L’Angelus architettonico di Millet, in cui la figura femminile è notevolmente più grande.
Per quanto riguarda l’Opera che ho scelto per Ottobre, il Maestro stesso dice: “in una breve fantasia, alla quale mi lasciai andare durante una gita a capo Creus, dove il paesaggio di pietre è un vero delirio geologico, m’immaginai le due figure…come sculture, scolpite dalle rocce più alte…, ma esse erano solcate da fessure su fessure… Soprattutto la figura dell’uomo era alterata dall’effetto meccanico dei tempi; di essa era rimasto poco più di un blocco indefinito, senza forma, un profilo, che incuteva paura”.
Anche in questo passo è la figura maschile quella che appare più debole, vulnerabile e sottomessa.
Luca per favore inserisci tu l'immagine....
Ultima modifica di potris il Mer Ott 06, 2010 8:13 pm - modificato 1 volta.
potris- Forumista Stellare
Re: L'OPERA DEL MESE: OTTOBRE 2010 - Reminiscenza archeologica dell’Angelus
Interessante questa cosa della bara, non la sapevo.
Ma com'è riuscito Dalì ad ottenere un esame radiografico!?
Ma com'è riuscito Dalì ad ottenere un esame radiografico!?
Dalinha- Affezionato
Re: L'OPERA DEL MESE: OTTOBRE 2010 - Reminiscenza archeologica dell’Angelus
lo fecero al Louvre su sua richiesta :-)
potris- Forumista Stellare
Re: L'OPERA DEL MESE: OTTOBRE 2010 - Reminiscenza archeologica dell’Angelus
Pur non essendo così ferrato come voi sugli aspetti tecnici, ammiro quest' opera per come "riempie" il dipinto. Due figure su uno sfondo vuoto. Una prospettiva che ti ipnotizza. L' inserimento di piccolissimi dettagli( una delle cose ricorrenti che ammiro maggiormente nelle varie opere di Dalì), esempio di ricercatezza, cura ed intenzionalità di raccontare qualcosa di più.
Inoltre, il tema del rapporto che Dalì ha avuto durante tutta la sua vita con il sesso femminile mi ha sempre incuriosito ed attratto... Succube, ma al tempo stesso soverchiante; prigioniero delle sue muse, ma unico interprete del suo pensiero. Una continua contraddizione, ma solo all' apparenza od ad una mente che non riesce appieno a comprenderlo...
Aspetto ripreso in moltissime opere, una delle quali mi piace veramente tanto è la "coppia di teste piene di nuvole), che, se non erro, sono praticamente gli stessi profili dell' Angelus...
Inoltre, il tema del rapporto che Dalì ha avuto durante tutta la sua vita con il sesso femminile mi ha sempre incuriosito ed attratto... Succube, ma al tempo stesso soverchiante; prigioniero delle sue muse, ma unico interprete del suo pensiero. Una continua contraddizione, ma solo all' apparenza od ad una mente che non riesce appieno a comprenderlo...
Aspetto ripreso in moltissime opere, una delle quali mi piace veramente tanto è la "coppia di teste piene di nuvole), che, se non erro, sono praticamente gli stessi profili dell' Angelus...
intu.77- Affezionato
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